Gucci Autunno / Inverno 18/19

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CYBORG GUCCI

Benvenuti nel laboratorio chirurgico Gucci


 

Gucci ha presentato la sua collezione per l’autunno/inverno 2018/2019 il secondo giorno della Settimana della Moda di Milano. Grandi aspettative per il direttore creativo Alessandro Michele, a capo della maison dal gennaio 2015.

 


 

L’invito Gucci allo show, recapitato qualche giorno fa a giornalisti, buyer ed insider, è un timer arancione, con innescato il conto alla rovescia per l’inizio della sfilata e i numeri che lampeggiano in rosso. L’oggetto è infilato in una busta di plastica trasparente con scritto sopra “Parental advisory, explicit content”. Avviso sensato, visto il tono della sfilata.

 

La passerella di Gucci è una sala operatoria. I colori sono quelli asettici dell’ospedale, con pareti verdi in pvc, pavimenti azzurrini, luci accecanti e sedie che sembrano quelle delle sale d’aspetto del pronto soccorso. Persino la musica è arricchita di suoni che somigliano a quelli del monitor di controllo della pressione sanguigna e il battito cardiaco. Sembra quasi un vero e proprio set cinematografico.

 

I modelli, che sfilano tra cinque lettini, sembrano quasi dei cyborg. Alcuni hanno inoltre occhi sulle mani e corna da fauno in testa. Altri reggono tra le mani la copia della loro testa mozzata clonata alla perfezione, altri ancora rettili e animali fantastici, come un cucciolo di drago. Quest’ultimo si ispira a Legend of the baby drago in the jar di Makinarium, celebre factory creativa. Lo stile è quello classico di Michele, che accosta in maniera eccentrica linee, disegni, tessuti e accessori di epoche e paesi diversi. Gli abiti sono un caleidoscopio di etnie: i modelli indossano maschere, passamontagna, veli intessuti di gioielli a coprire il viso. I look che sfilano sono il mix and match di elementi variegati e dettagli contrastanti, mescolati tra loro alla ricerca di una propria coerenza.

 

La Teoria Cyborg

L’atmosfera da sala operatoria riflette il lavoro dello stilista, che desidera tagliare e ricostruire materiali e tessuti per creare una nuova personalità: “Ho voluto riprodurre l’effetto Dottor Frankenstein”, decodifica Michele. “Ormai, tendiamo a cambiare il nostro corpo per adeguarlo al profilo che vorremmo. Il mio stesso lavoro è chirurgico”.

La scenografia è una metafora del lavoro di Michele: “riflette il mestiere dello stilista che taglia, cuce e ricostruisce materiali e tessuti per creare una nuova personalità e identità”.

 

Michele ha di conseguenza portato in vita il pensiero alla base della nuova collezione di Gucci, che pare si ispiri alla Teoria cyborg di Donna Haraway. Si tratta di una branca del pensiero femminista che studia il rapporto tra scienza e identità di genere. Qui il cyborg è metaforicamente considerato una figura che spera il dualismo di identità, mettendo insieme natura e cultura, maschile e femminile, nomale e alieno, psiche e materia. Il suo Manifesto Cyborg, scritto nel 1984, è un elogio dell’ibrido, della diversità e del rifiuto del “disciplinamento normativo”.

 

Trovate l’account Instagram ufficiale di Gucci qui.

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